La scuola

''AMORE E' VITA, NON E' MORTE''

LICEO STATALE

CLASSICO LINGUISTICO SCIENZE UMANE

“F. DE SANCTIS”

TRANI

 

''AMORE E' VITA, NON E' MORTE''

Nell'ambito dell'assemblea di classe, gli alunni della 4B del Liceo Classico ''F. De Sanctis'' di Trani, coordinati dalla prof.ssa E. Parisi, decidono di parlare di amore e sessualità con il professor L. De Pinto. Febbraio, il mese dell'amore, quale momento migliore per parlare di una problematica così vicina e delicata per gli adolescenti se non questo?

Per il professor De Pinto è stato sicuramente un ritorno tra i banchi del liceo, lo stesso ritorno che gli ha fatto pensare alla scelta dell'insegnamento fatta anni fa, quando anche lui era alle superiori, quando anche lui, come i ragazzi della 4B, si è ritrovato a decidere il suo futuro. '' Il contatto con gli adolescenti, il rapporto con i problemi adolescenziali mi ha portato a laurearmi anche in psicologia, dopo aver conseguito la laurea in filosofia. Mi sono accorto che non bastava quel titolo di studio per capire a fondo chi mi stava davanti perché il lavoro del professore non consiste solo nel 'fare lezione' ma anche nel capire i problemi del ragazzo che si ha davanti.'' E' così che il professore si è presentato agli alunni per poi entrare subito nel vivo del dibattito parlando, dal punto di vista psicologico, delle problematiche legate all'amore e alla sessualità.

 Numerose sono state le domande della classe, si è partiti dalla chiamata all'affettività e dal tema della gelosia e il professore ha chiarito le idee su questi punti dicendo che geloso è, a ben vedere, colui che ha poca fiducia non tanto nell'altro ma nelle proprie doti, nella propria persona. Egli teme di non essere all'altezza delle aspettative di chi ama e riverbera  tale timore nella scarsa fiducia in chi gli sta accanto. ''La gelosia implica una fase in evoluzione del rapporto, un rapporto che si configura ancora come relazione tra oggetti e non tra soggetti; non si è ancora entrati nell'ambito di una relazione più profonda''. Allo stesso tempo si deve imparare a lasciare libero colui che si ha accanto. Infatti, parola chiave della risposta a questo dubbio dei ragazzi è stata LIBERTA'. '' La relazione interpersonale di tipo affettivo'', ha chiarito il professore,'' deve essere fondata su una sorta di gara a rendere più libera l'altra metà: più il legame è libero, più è stretto. Non si può tenere una relazione in catene e, in particolar modo, spesso, non si sopporta l'inflessibilità di certi comportamenti. Nelle relazioni affettive c'è continuo bisogno di respirare.'' Allora i ragazzi hanno chiesto da dove nasce, a volte, questo bisogno di prevaricare l'altro e il professore ha risposto dicendo che il tutto sta nell'incontrare l'altro perché da soli non siamo autosufficienti e la prevaricazione è l'esigenza degenerata di imporre la propria personalità sull'altro per il timore di esserne colonizzati, sopraffatti.

Si è poi passati a parlare di social network ed intimità che apparentemente sembrano ossimori. Quanto i social network influiscono e aiutano nei rapporti interpersonali? Pochi sicuramente sono gli studi a riguardo dato che quella dei social network è un'esperienza abbastanza recente soprattutto in Italia. Dalle ricerche svolte negli USA, dove il fenomeno è più sviluppato, emerge che i social network rendono almeno in apparenza il rapporto più facile. Perché apparentemente? A riguardo, De Pinto ha sottolineato che il rapporto è anonimo, interpone una maschera comunicativa tra le persone e filtra le emozioni ma aumenta il rischio dell'inganno, della falsità. Nessun sito potrà mai sostituire l'efficacia  comunicativa che si trasmette attraverso due persone che s'incontrano, due sguardi che s'incrociano, due volti che si interrogano. Infatti, è stato notato che la comunicazione passa per il 92% dai messaggi che arrivano dal linguaggio non verbale e solo l'8% per il verbale. Il linguaggio corporeo, sottolinea il professore, è più sincero mentre quello verbale può essere menzognero e contraddittorio. Questo tema del social network è stato poi collegato all'imbarazzo in contesti intimi. Il professore risponde:'' L'imbarazzo è accettabile perché mi sto liberando da tutto ciò che ha l'obiettivo di presentarmi agli altri in una forma diversa. Il primo imbarazzo è legato all'accettarsi per quello che si è, al fatto di non ritenersi perfetti secondo un'idea di perfezione che abbiamo nella testa. E' importante ciò che si vive con se stessi poi con gli altri.'' Sicuramente ciò ha fatto pensare agli alunni che è importante vivere un contatto reale con la persona e non soltanto un contatto astratto.

Altro tema discusso, collegato agli ultimi avvenimenti recenti, è stato quello legato all'omosessualità. Chiede uno studente:'' Il modello di genitori omossessuali influisce sulla sessualità del figlio?'' De Pinto risponde, facendo riferimento a studi recenti: ''Su questo punto non vi è uniformità di vedute. Gran parte degli studiosi dice che la coppia ideale è quella etero perché il bambino ha bisogno di costruire la sua identità sessuale nel confronto con la dimensione maschile e femminile biologicamente definita. Nel caso di genitori omosessuali questo ovviamente non accade. Una minoranza di studiosi afferma che per la costruzione dell'identità sessuale non è decisiva la relazione con etero ma semplicemente la qualità affettiva della relazione. Sono studi ancora in corso dai quali si potrà capire se vi è differenza, in merito alla formazione dei figli, tra coppie omo costituite da donne o da uomini.'' Dunque è possibile capire il proprio orientamento sessuale senza innamorarsi? Il professore afferma tranquillamente che è possibile capirlo anche attraverso comportamenti e relazioni non necessariamente affettive. L'innamoramento spesso non è invaghirsi di una persona ma di alcune sue caratteristiche o meglio è "perdere la testa" per quella parte di me che è capace di reagire in modo emotivamente forte ad aspetti ed elementi che appartengono all'altro/a".

Tema che spicca tra tutti è quello dell'amore che porta alla distruzione. Il professore afferma che se per amore intendiamo il sentimento più alto, il tema della distruzione è contraddittorio. '' Noi da soli non bastiamo a noi stessi'', continua,'' l'altro diventa per noi la possibilità di un completamento. L'amore autentico non può portare alla distruzione né di sé né dell'altro, oggetto di amore. L'amore vero è vita non morte, è costruzione, è rinascita non dopo mesi ma giorno dopo giorno. Non si è mai sicuri di amare al 100% la nostra metà: questo deve impegnarci a fondo perché l'amore è una conquista quotidiana.''

Numerosi sono stati gli spunti di riflessione che il professore ha fornito agli studenti, sempre attenti e partecipi durante l'incontro e lieti di ospitarlo in futuro su altri temi che riguardano gli adolescenti da vicino.

                                                                                                       Nathascia  Amoruso

                                                                                  Classe 4^ B Classico

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